Per essere educatori efficaci serve un importante sforzo: la coerenza. In parole povere dobbiamo accordare, come si fa con uno strumento musicale, il proprio modo di pensare, i valori di cui siamo portatori e l’azione. Ammettiamolo: siamo davvero sempre coerenti? Adulti, genitori o educatori, per essere efficaci ed autorevoli, non dobbiamo mai dimenticare il nostro ruolo di esempio.
Questione di coerenza
Quando si parla di coerenza non si intende il restare fedeli al modo in cui ci si è sempre comportati in passato (quella è cocciutaggine), ma vuol dire fare le cose in linea con ciò che si pensa e si ritiene giusto. Crescendo pensieri e valori possono cambiare, modificarsi e di conseguenza anche i comportamenti, ma proprio su questi ultimi bisogna porre molta attenzione. Il nostro comportamento veicola il nostro messaggio, ed è la forma più potente di comunicazione e trasmissione, bisogna farci molta attenzione.

Se a predicare bene e razzolare male è l’adulto
Entrare nelle scuole e parlare a bambini e ragazzi di come andrebbero usati: la rete, i social e le tecnologie è sempre un’esperienza molto piacevole e stimolante. Spesso, però, la grossa difficoltà è resistere alla tentazione di scusarsi con loro per tutti gli esempi incoerenti a cui sono sottoposti quotidianamente. Esempi che noi adulti forniamo, in netto contrasto con quanto poi pretendiamo da loro, non solo nell’ambito dell’educazione digitale.
Spieghiamo ai giovani che non bisogna stare sempre attaccati al telefono e che è necessario metterlo via quando si è a tavola o si va a letto. Quante volte noi adulti siamo i primi, magari per lavoro, a utilizzare il telefono in momenti in cui invece pretendiamo che non venga usato o non ci sia?
Illustriamo ai ragazzi che esiste un’età minima al di sotto della quale non possono iscriversi ad un social network – In Italia 14 anni, 16 anni per Whatsapp -, e che, se si iscrivono ugualmente, infrangono una regola. Una risposta dei ragazzi è stata: “Ma perché allora certi social ti lasciano iscrivere anche se digiti la tua vera età?”.
Eh già, perché? Cosa facciamo noi adulti aiutare i ragazzi a far rispettare questa regola? Regaliamo il cellulare intorno ai 10 anni perché “ormai ce l’hanno tutti”.
Infine, condividiamo l’importanza, l’attenzione che necessita la loro privacy e le strategie per difenderla. Trasmettiamo il bisogno di prudenza e la richiesta di consenso nella pubblicazione online di foto altrui, in particolare di minori. Parliamo di temi delicatissimi come il reato di pedopornografia, per poi scattare ai nostri minori foto frontali e pubblicarle online corredate con tutte le informazioni che non dovrebbero essere di pubblico dominio.
A tal proposito segnaliamo il libro di Monica Bormetti. Clicca sul banner sotto e leggi l’articolo.
Diventiamo educatori efficaci
La presa di coscienza comune rispetto ai rischi e alla necessità di educare e insegnare a comunicare attraverso il digitale è doverosa. L’obbligo principale che ogni adulto, genitore, educatore deve porsi è una riflessione attenta sul proprio modo di comunicare, non solo verbale.
La morale è davvero molto semplice, quasi banale, a dirsi: un buon esempio coerente insegna più di tante parole; è a farsi che le cose si complicano. La coerenza è un dovere per noi adulti, per guidare le nuove generazioni.
“Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è”. Cit. Sant’Ignazio di Antiochia